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medicina e Dio
Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo». » (Matteo 4,7)Vorrei comunque fare una domanda ai futurimedici credenti di questo forum, non con un intento provocatorio (stavolta) ma per mera curiosità; sarà una domanda piuttosto banale ma non ho mai avuto risposta:come conciliate o conciliereste la professione del medico (che ha o avrebbe, tra i fini, il ritardare il più possibile la morte) con l\'aspetto provvidenzialistico della religione cristiana/cattolica?
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per questo ora sono ancora vivo e vegeto,da un pezzo sarei dovuto essere incenerito da un fulmine in pieno ciel sereno (oltre a ritardare la morte,a volte le fai lo scherzo di portare via la vita dalle sue mani ossute).Ma si sa,parlare di Dio è come parlar del sesso degli angeli.:huh:Vorrei comunque fare una domanda ai futurimedici credenti di questo forum, non con un intento provocatorio (stavolta) ma per mera curiosità; sarà una domanda piuttosto banale ma non ho mai avuto risposta:come conciliate o conciliereste la professione del medico (che ha o avrebbe, tra i fini, il ritardare il più possibile la morte) con l\'aspetto provvidenzialistico della religione cristiana/cattolica? Non credete di compiere un grave peccato, un sacrilegio addirittura, andando contro la decisione di Dio \"in persona\" di richiamare a sé l\'esistenza terrena di qualcuno?
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No, no, siamo fuori strada. Sono finiti i tempi in cui Giobbe si lasciava stritolare le budella dalle piattole pur di compiacere il Signore che gli parlava da sopra una nuvola. Se è per questo anche fare l\'anestesia alla partoriente sarebbe vietato dall\'Antico Testamento, che imponeva alla donna di partorire con grande dolore.Nei Vangeli non esiste il concetto di mettere alla prova la fede con il dolore e la malattia. I malati vengono guariti, gli storpi raddrizzati. Un padre non può volere il dolore per i propri figli, se non per procurare loro una gioia più certa e più grande (Manzoni). Gesù, nell\'Orto degli Ulivi, sudando freddo, chiede molto umanamente al Signore di scampare al calice amaro della crocifissione e della morte. Ma comprendeva bene l\'importanza di quel gesto, aggiungendo quindi \"comunque sia fatta la volontà Tua, non la mia\".framaulo, non mi hai ancora convinto: la sofferenza è o no un modo del Signore per mettere alla prova la fede di un individuo? E allora che diritto ha il medico di alleviare la sofferenza vanificando così la volontà di Dio (che si esplica e si manifesta inequivocabilmente proprio nella malattia)?
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E quindi? Siamo sempre al solito discorso \"soffri ora così vai in paradiso\". Quindi chi smette di soffrire non merita più il regno dei cieli, o almeno se lo merita un po\' meno?Un padre non può volere il dolore per i propri figli, se non per procurare loro una gioia più certa e più grande (Manzoni). Gesù, nell\'Orto degli Ulivi, sudando freddo, chiede molto umanamente al Signore di scampare al calice amaro della crocifissione e della morte. Ma comprendeva bene l\'importanza di quel gesto, aggiungendo quindi \"comunque sia fatta la volontà Tua, non la mia\".
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