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Sesso e Comando quando il potere è l'eros

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14 Anni 9 Mesi fa #160088 da
Da Cleopatra a Berlusconi quando il potere è l’eros


  Sesso e comando. Il rapporto tra politica e alcova è una costante della storia dell’umanità, una ‘filosofia’ pratica che non conosce crisi

  di Rina Gagliardi

“Come se fosse impensabile e insopportabile che le donne entrassero nel cerchio del potere sacro ed erotizzato del potere maschile”
L’affermazione è di Laure Adler, una delle più note intellettuali del femminismo francese(nonché presidente di”France Culture”), che interviene, nell’ultimo numero di Le nouvel observateur, sulle ragioni per le quali anche la Francia – la civilissima e laica Francia – è in realtà una “ Repubblica machista”. Ma è quell’espressione , “il potere sacro ed erotizzato”, a rendere evidente una verità che spesso si fa fatica a cogliere: da quando, sette o ottomila anni fa, finita (sconfitta) la grande civiltà Madre, gli uomini hanno preso il potere, e lo hanno esercitato con la forza della guerra (modernamente della politica) e della religione, il potere medesimo si è inestricabilmente associato al sacro e, soprattutto, al sesso. Il potere maschile è il dominio del sesso, proprio come il potere economico, in epoca moderna, è il rapporto di sfruttamento e di alienazione della merce forza-lavoro. Dunque, Silvio Berlusconi non è che l’ultimo adepto di una “filosofia” pratica, che ha alle spalle un innumerevole numero di secoli – parvenu com’è, e perciò esagerato, goffo, irrefrenabile, alla fine si è fatto scoprire, violando così una delle regole essenziali a cui pur devono sottostare gli uomini di governo. Francois Mitterand, che era un maniacale consumatore di sesso(“le donne erano per lui un menu” che in certe sera cominciava dall’antipasto e finiva col dessert, scrive il suo autista in un memoriale che ha fatto scandalo) e visse da bigamo – due famiglie “regolari”- per gran parte della vita, non solo non si fece mai scoprire, ma decise egli stesso quando rivelare pubblicamente l’esistenza della “figlia segreta”, Mazarine - e tutti i peccati dell’unico presidente socialista della V Repubblica sono venuti alla luce del sole soltanto dopo la sua morte, quando anche la più banale delle privatezze deve cedere il posto alla ricostruzione pubblica (un po’ storia, un po’ ulteriore celebrazione del potere). Ma per il resto, fatta salva la differenza di statura e di sagacia(rispetto a Mitterand e a molti altri), Berlusconi si comporta in sostanza, come un puro “maschio potente”.

NEI TEMPI ANTICHI

Nell’antichità, il nesso organico sesso-potere era esplicito, e quasi perfettamente regolamentato, in una direzione più favorevole alle donne. Tra i re ebraici, Salamone aveva trecento concubine – che avevano tutte maggior diritti di quanti non ne abbia una escort barese.
Davide, che ne aveva invece soltanto dieci ( ma in compenso ebbe una vita matrimoniale alquanto movimentata), le lasciò a custodia della sua reggia quando dovette scappare di fronte alle armate del figlio ribelle Assalonne. E quando quest’ultimo arrivò ad occupare il trono, il suo primo atto fu quello di congiungersi (in cima al letto) con le concubine del padre : era la massima ingiuria che si potesse compiere, ma era anche la prova del valore simbolico attribuito al “possesso delle donne”. Il re era le sue femmine, e in esse risiedeva la forza del suo potere. Del resto, è noto che nell’Egitto dei Faraoni erano le donne a trasmettere la regalità, perciò la congiunzione incestuosa con la propria sorella era tanto praticata, da parte dei giovani maschi che aspiravano a succedere ai padri. E alla fine, molti secoli dopo, fu una donna a mettere la parola fine sul regno dei Faraoni: Cleopatra. Bellissima, intelligente, ma assatanata di potere e di sesso proprio come un uomo – d’altronde, quello maschile era il solo modello di emancipazione allora a disposizione. Pur di mantenere il suo dominio sull’Egitto, Cleopatra usò tutti i mezzi possibili, a cominciare dallo sterminio dei propri fratelli e della sorella Arsinoe (fatta accoltellare sulla scalinata del tempio di Artemide ad Efeso,un vero e proprio sacrilegio), ma usò soprattutto il sesso e gli uomini( non solo Cesare e Antonio) come suo peculiare instrumentum regni. Per questo fu esecrata e additata come creatura lussuriosa, peccaminosa, nefanda. Come era toccato a Semiramide, come toccherà a Messalina – e a tutte le donne che tentarono, ciascuna a modo suo, di rompere il cerchio del potere maschile. Poi venne il cristianesimo,venne Paolo di Tarso, e con esso un’ondata di sessuofobia avvolse occidente e oriente. Via via nei secoli,per qualche secolo, il recinto del potere si spostò accentuatamente sulla sacralità religiosa – Sacro Romano Impero, Confraternite, Crociate, Templari, Eresie…Le donne, “instrumentum diaboli”, erano radicalmente tagliate fuori(ad eccezione di qualche straordinaria figura di mistica), in uno rovesciamento speculare della stessa “legge” – il potere comunque è tutto al maschile, quand’anche si voglia casto e votato a servire la divinità. Quando si scoprirono depositarie di un potere vero ( la medicina, cura, il controllo delle nascite), vennero sterminate senza pietà – i roghi su cui bruciarono migliaia di “streghe”, tutte accusate di eresie e di pratiche sessuali blasfeme, come la congiunzione carnale con Satana. Ma non durò a lungo. Non poteva durare.
  DON GIOVANNI E FAUST
E vennero i miti della modernità. I nuovi miti del potere maschile e del cerchio sacral-erotico. Don Giovanni è un “nobil Cavaliere” della Spagna cinqucentesca, dedito esclusivamente alla collezione di signore e signorine, di tutte le età e di tutte le condizioni sociali: insomma non ne fa una questione di scelta, gli va bene qualunque femmina (purché porti la gonnella”) è ossessionato dall’accumulo, dalla quantità(“In Italia seicentoquaranta/in Almagna duecentotrentuno/cento in Francia/in Turchia novantuno/Ma in Ispagna son già milletre” canta il suo servo Leporello nella celebre “aria del catalogo”). Ma non di sola satira si tratta. Affascinati come siamo dalla torsione illuministica e “libertina” che il sublime capolavoro di Mozart-Da Ponte imprime alla vicenda del dissoluto “burlator de Se villa”, rischiamo di non vedere l’arroganza, la cattiveria,la prepotenza del nostro”eroe”: il quale inizia con un (tentato) stupro, prosegue con l’omicidio(in duello) con un vecchio, poi seduce una contadinotta(sulla quale tenta di esercitare un vero proprio ius primae noctis, altra pratica pre-moderna altamente simbolica del nesso sesso-potere), poi, ancora, organizza un orgiastico festino a casa propria,infine, al cimitero, irride alla statua della sua vittima. Perché la verità è che Don Giovanni, appunto, è un Cavaliere, un potente,e come tale si sente al di sopra delle leggi umane e anche di quelle divine: è lui il perfetto esemplare, anche nella insaziabilità del suo desiderio destinato a rimanere insaziato, del nesso organico sesso-potere. Infatti, in tutte le versioni possibili del mito(ce ne sono anche alcune in cui il Cavaliere si redime), tra le costanti c’è il finale: la punizione del dissoluto, con relativa discesa nelle fiamme dell’inferno, può avvenire solo per intervento Celeste. Sulla terra, invece egli è, in un senso preciso, invincibile e “impunibile”: è il prototipo di quella “vita estetica” (come analizzò Kierkegaard in un celebre saggio), a cui pochi eletti possono in fondo aspirare – agli altri, ai più, è data solo una “vita etica”, piena di regole, limiti, ostacoli, non libertà. Il piacere sessuale puro, limitato, il possesso reale e simbolico di tutte le donne, non una esclusa, è qui la fonte precipua del potere – e ne illumina l’essenza. Faust, invece, per assicurarsi giovinezza, potere e donne, stipula, come è noto, un patto “commerciale” con Mefistofele. Rispetto a Don Giovanni, è una figura molto più tormentata e aggrovigliata – ma non meno cinica. E molto più essenzialmente proiettata alla ricerca del superamento del limite: non vuole morire, non sopporta di invecchiare, e di perdere la sua potenza maschile. In assenza di cliniche specializzate e di lifting, riesce a tornare giovane e seduttore con mezzi,chiamiamoli così, impropri e metafisici. Mentre Don Giovanni è ( settecentescamente e laicamente) “a-morale”, Faust è “immorale” e colpevole – siamo già in epoca romantica. In una delle sue incarnazioni contemporanee, nella “Carriera di un libertino” di Igor Strawinski, Tom-Faust, dopo aver attraversato tutte le perversioni, della Metropoli(compreso il matrimonio con la barbuta Baba la turca) alla fine sprofonderà nella follia – e morirà mentre la sua prima e sola sposa (Anna Truelove) gli canta una dolce nenia infantile. (Finirà così Silvio Berlusconi, con sua moglie che lo assiste come può?)

I POLITICI
Già, ma sono loro i politici, che, più prosaicamente, incarnano, quando la incarnano, la dissolutezza sessuale nel suo rapporto più intimo con l’esercizio del potere. Quasi inutile tentar di stilare un elenco: le alcove dei re, degli imperatori, dei Papi(prima della Riforma anzi della Controriforma) e dei principi sono sempre state zeppe, quasi in qualunque secolo. Se gli imperatori romani sono stati quasi tutti dediti ad attività orgiastiche pari per intensità e durata a quelle guerresche, i Pontefici della Roma quattro-cinqucentesca hanno battuto tutti in quanto a lussuria e in quanto ad uso del circuito sesso –denaro- potere politico – si pensi ad Alessandro VI, ai suoi intrighi e ai suoi svegli rampolli, i Borgia. Se i re della Francia procedevano per harem e “favorite”(sfruttando le straordinarie qualità politiche e intellettuali di signore come la duchessa di Poiters e madama Pompadour), le corti britanniche(come in gran parte l’aristocrazia britannica) non hanno mai brillato per sobrietà di costumi sessuali – si è arrivati, forse, a un principe di casa Reale, frequentatore ossessivo di bordelli, che alla fine si è trasformato in Jack lo squartatore, anche qui una logica inestricabile di ossessione sessuale e di potere. E se la prerogativa della sfrenatezza è da accreditare pressoché in toto ai regnanti maschi, ci sono pure le eccezioni femminili. Caterina La grande, imperatrice di tutte le Russie, è uno di questi. Colta, raffinata, lettrice di Voltaire, per il potere fece tutto: cominciò con lo spostare un semideficiente(qual era il nipote Pietro il grande), quasi certamente afflitto da impotenza, dedito a giocare ai soldatini, per gran parte della giornata; proseguì facendolo uccidere e facendosi proclamare Zarina(e in questo ruolo fece straordinarie riforme); infine amministrò il suo potere con pugno di ferro, prendendosi tutti gli uomini che volle e usandoli politicamente e diplomaticamente. Proprio come avevano fatto i sovrani più illuminati. Alcune biografie narrano, per altro, di una sua totale sfrenatezza erotica, pressoché incontrollabile – pare che si fosse fatta confezionare un abito speciale che lasciava scoperti soltanto “ i ventidue punti del corpo in cui le carezze sono irresistibili”.
Una sfrenatezza che fa il paio – nel frattempo sono passati un paio di secoli – con quella ormai leggendaria di John Fitzgerald Kennedy ( ma un po’ di tutta la famiglia kennediana). Testimoni attendibili narrano che, tutte le volte che la moglie Jackelyne si assentava, l’appartamento presidenziale della Casa Bianca, si riempiva di ragazze, a frotte – e poi il povero Presidente doveva faticare non poco a mettere via slip,reggiseni, rossetti e le doviziose tracce del passaggio dell’harem. Del resto, era stato abituato così dal padre, il patriarca Joseph: il quale, ogni sera, usava interrogare i figli su “quante ne avevano fatte” negli ultimi dodici ore. Tra tutti questi particolari, ce n’è uno soltanto che svetta per cattivo gusto: John F. Kennedy (che naturalmente ebbe una caterva di amanti e forse di figli illegittimi) da giovane sosteneva che, se per caso si asteneva dall’attività sessuale, gli venivano fortissime emicranie. Il sesso senza limiti, insomma, era per lui un cachet. Non sarà una prova ulteriore che, in questo cerchio così stretto sesso/potere, quel che si perde è proprio l’autenticità del piacere sessuale? Che il collezionismo maschile(e anche femminile) nasconde, al fondo, l’indifferenza per il proprio e per l’altrui corpo? Che è appunto il potere – il potere di sottomettere,usare, dominare le donne, le altre e gli altri – l’unico piacere che conoscono e li fa sentire vivi?
Io, appunto, questa frase di John Kennedy l’ho sentita parecchie volte sulla bocca di alcuni amici, fini intellettuali di sinistra o bravi dirigenti politici. Niente nomi, naturalmente…

da L'Altro del 26-07-2009
231
Cleopatra di Guido Cagnacci
300
Don Giovanni di Max Slevogt
300
Faust di R.Holst

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