segni di insofferenza razzista
- Autore della discussione
- Visitatori
14 Anni 9 Mesi fa #160063
da
segni di insofferenza razzista è stato creato da
Aggredita e picchiata ai giardini "Torna nel tuo Paese di negri"
Violenza razzista - Lei voleva difendere il figlio autistico
TORINO 24/07/2009 - «Uno dei quattro anziani seduti sulla panchina mi ha guardato dritto negli occhi e poi mi ha urlato: “Dovete andare via da qui, tornatevene nel vostro paese. E tu devi rinchiudere quel bastardo di tuo figlio in un manicomio”. Vivo da dodici anni nel vostro paese e da nove sono sposata con un italiano, non avrei mai immaginato di subire, un giorno, un attacco tanto duro».
Beatrice Iroere, 33 anni, nigeriana, racconta la terribile disavventura vissuta una decina di giorni fa nei giardinetti pubblici di via Osasco, all’angolo con via Rivalta. È stata aggredita da quattro anziani, insultata per le sue origini africane, per il colore della pelle. La donna si è rivolta all’avvocato Wilmer Perga con l’intenzione di denunciare gli aggressori per il reato di lesioni, con l’aggravante della discriminazione razziale. Aggressori già fermati e identificati dalla polizia.
È il 15 luglio, sono le 17.40. Beatrice è ai giardinetti con i suoi due figli di sette mesi e 7 anni, due maschietti. Il figlio maggiore di Beatrice è affetto da un disturbo pervasivo dello sviluppo, una forma di autismo. A un certo punto il bimbo afferra un sasso e si dirige verso una panchina sulla quale sono seduti quattro anziani. La donna cerca di raggiungere il figlio, prova a fermarlo, gli urla di tornare indietro. Ma non c’è niente da fare. Il bimbo lancia il sasso in direzione della panchina e colpisce alla spalla uno dei quattro pensionati. Beatrice raggiunge il figlio, lo sgrida. Prosegue verso la panchina perché ha intenzione di chiedere scusa all’uomo colpito dal sasso. «Ma non sono riuscita ad aprire bocca - racconta la donna -, sono stata letteralmente investita da insulti di ogni tipo. Me ne hanno dette di tutti i colori, mi ha urlato di tornarmene al mio paese e di rinchiudere mio figlio in manicomio. Hanno minacciato di far intervenire i carabinieri, hanno detto “adesso li chiamiamo noi e vi facciamo sbattere fuori da qui, fuori da questo paese”. Poi mi hanno aggredita, io sono caduta per terra e ho battuto il ginocchio. Loro ne hanno approfittato per lanciarmi il sasso sulla testa e per strapparmi una ciocca di capelli. È stato orribile, fortunatamente è intervenuto un ragazzo in mia difesa. Ha urlato agli anziani di smetterla, che dovevano vergognarsi perché erano in quattro contro una donna».
Viene dato finalmente l’allarme, sul posto giunge una volante della polizia. I quattro aggressori vengono fermati, identificati, quindi lasciati andare. Nelle prossime ore verranno tuttavia denunciati da Beatrice, che ha deciso di rivolgersi all’avvocato Wilmer Perga per far valere i propri diritti. «È stata una squallida aggressione a sfondo razziale, quelle persone dovrebbero vergognarsi. Vivo da tanti anni in questo paese, ho un marito italiano e tanti amici. Non avrei mai immaginato di subire un attacco così volgare, tanto duro e ingiustificato». L’incubo, adesso, è finito. Per Beatrice è ora di voltare pagina.
CronacaQui Torino
Violenza razzista - Lei voleva difendere il figlio autistico
TORINO 24/07/2009 - «Uno dei quattro anziani seduti sulla panchina mi ha guardato dritto negli occhi e poi mi ha urlato: “Dovete andare via da qui, tornatevene nel vostro paese. E tu devi rinchiudere quel bastardo di tuo figlio in un manicomio”. Vivo da dodici anni nel vostro paese e da nove sono sposata con un italiano, non avrei mai immaginato di subire, un giorno, un attacco tanto duro».
Beatrice Iroere, 33 anni, nigeriana, racconta la terribile disavventura vissuta una decina di giorni fa nei giardinetti pubblici di via Osasco, all’angolo con via Rivalta. È stata aggredita da quattro anziani, insultata per le sue origini africane, per il colore della pelle. La donna si è rivolta all’avvocato Wilmer Perga con l’intenzione di denunciare gli aggressori per il reato di lesioni, con l’aggravante della discriminazione razziale. Aggressori già fermati e identificati dalla polizia.
È il 15 luglio, sono le 17.40. Beatrice è ai giardinetti con i suoi due figli di sette mesi e 7 anni, due maschietti. Il figlio maggiore di Beatrice è affetto da un disturbo pervasivo dello sviluppo, una forma di autismo. A un certo punto il bimbo afferra un sasso e si dirige verso una panchina sulla quale sono seduti quattro anziani. La donna cerca di raggiungere il figlio, prova a fermarlo, gli urla di tornare indietro. Ma non c’è niente da fare. Il bimbo lancia il sasso in direzione della panchina e colpisce alla spalla uno dei quattro pensionati. Beatrice raggiunge il figlio, lo sgrida. Prosegue verso la panchina perché ha intenzione di chiedere scusa all’uomo colpito dal sasso. «Ma non sono riuscita ad aprire bocca - racconta la donna -, sono stata letteralmente investita da insulti di ogni tipo. Me ne hanno dette di tutti i colori, mi ha urlato di tornarmene al mio paese e di rinchiudere mio figlio in manicomio. Hanno minacciato di far intervenire i carabinieri, hanno detto “adesso li chiamiamo noi e vi facciamo sbattere fuori da qui, fuori da questo paese”. Poi mi hanno aggredita, io sono caduta per terra e ho battuto il ginocchio. Loro ne hanno approfittato per lanciarmi il sasso sulla testa e per strapparmi una ciocca di capelli. È stato orribile, fortunatamente è intervenuto un ragazzo in mia difesa. Ha urlato agli anziani di smetterla, che dovevano vergognarsi perché erano in quattro contro una donna».
Viene dato finalmente l’allarme, sul posto giunge una volante della polizia. I quattro aggressori vengono fermati, identificati, quindi lasciati andare. Nelle prossime ore verranno tuttavia denunciati da Beatrice, che ha deciso di rivolgersi all’avvocato Wilmer Perga per far valere i propri diritti. «È stata una squallida aggressione a sfondo razziale, quelle persone dovrebbero vergognarsi. Vivo da tanti anni in questo paese, ho un marito italiano e tanti amici. Non avrei mai immaginato di subire un attacco così volgare, tanto duro e ingiustificato». L’incubo, adesso, è finito. Per Beatrice è ora di voltare pagina.
Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.
- Maria Elisa
- Offline
- Platino Utente
Less
Di più
14 Anni 9 Mesi fa #160071
da Maria Elisa
"Calma e grinta"
"Abbiate la consapevolezza di chi siete e di cosa sapete fare"
Risposta da Maria Elisa al topic Re:segni di insofferenza razzista
Mi vergogno per questi episodi. Povera Italia.....
"Calma e grinta"
"Abbiate la consapevolezza di chi siete e di cosa sapete fare"
Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.
Moderatori: ishasj, Domenica Vadalà
Tempo creazione pagina: 0.873 secondi