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riflessioni

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10 Anni 7 Mesi fa #197044 da alcianblu
riflessioni è stato creato da alcianblu
alla luce di quello che è successo recentemente a Bari, cioè la feroce uccisione di una psichiatra in un CSM da parte di un paziente mediante innumerevoli coltellate, sorgono spontaneamente alcune domande, specie da parte di chi è interessato a questa specializzazione: la professione di psichiatra espone frequentemente a questo tipo di rischi? specie se svolta sul territorio (CSM, SERT)? c'è qualcosa che non va nell'organizzazione dell'assistenza psichiatrica in Italia? a parte questo poi, il continuo contatto con i pazienti psichiatrici può generare nel tempo un significativo stress nel medico?

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10 Anni 7 Mesi fa #197098 da donatomo
Risposta da donatomo al topic riflessioni
Credo sia davvero difficile avventurarsi in giudizi assoluti su fatti di cronaca che, almeno per me, non si conoscono nei dettagli. Possiamo solo trarne qualche spunto per una riflessione sulla nostra quotidianità. Nei giorni scorsi due terribili vicende hanno colpito dei nostri colleghi, prima l'uccisione della collega Psichiatra di Bari poi quella della collega Ginecologa di Trescore Balneario. Accosto le vicende perchè ho ascoltato le parole dei familiari di quest'ultima collega. Erano parole che segnavano i valori di un professionista sanitario ed in particolare di un medico. Parole che liberavano il campo dalle macerie provocatorie ed opportuniste di alcuni politici, nonostante potesse essere facile lasciarsi trascinare dal dolore.Vi invito a cercare e riflettere su quelle parole. Ritornando alle domande sulla sicurezza della professione dello psichiatra, perciò, non vedo molte differenze con gli altri colleghi ma per avere una visione completa bisognerebbe, come sempre nella nostra modernità poco interessata all'esperienza, affidarsi a numeri e statistiche. Per esperienza personale, invece, posso dire quello che noi operatori nel campo della Psichiatria dovremmo fare per cercare di migliorare la sicurezza dei pazienti e nostra. Creare delle regole uniche, nazionali, precise sulla modalità di costruzione (anche architettonica) e di gestione degli ambulatori e dei reparti di diagnosi e cura; cosa questa che permetterebbe sia di garantire ciò che costituzionalmente dovrebbe essere garantito (ovvero il diritto all'uguaglianza delle cure), evitando la casualità di poter capitare in spdc aperti o chiusi, dove si può fumare liberamente o no (cosa che non è una banalità per un paziente), dove si usa l'ect e dove è un tabù, dove si ricorre alle contenzioni fisiche e dove a quelle farmacologiche, dove si ha un indirizzo diagnostico e dove quello opposto perchè c'è concorrenza primariale, dove i pazienti con dipendenze sono considerati di pertinenza e dove vengono rimandati ai servizi specifici, dove funzionano i servizi sociali e dove lo psichiatra deve fare anche questa parte. Non entro nel merito di ogni questione altrimenti non se ne esce; ho fatto un breve elenco solo per far capire il caos dove ancora oggi naviga la Psichiatria italiana. possiamo venirne fuori solo discutendo dei vari punti e cercando di andare compatti verso il raggiungimento di garanzie di tutela maggiore per la salute e l'incolumità dei pazienti e degli operatori. Si può aspettare che agiscano dall'"alto", come si usa dire in politichese, ma ne dubito visto che non è un argomento di stretto interesse delle case farmaceutiche, o dal "basso" se coloro che si trovano ogni giorno "sul campo" fanno sentire uniti le proprie proposte.

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10 Anni 6 Mesi fa #197491 da francesco mastrantuoni
Risposta da francesco mastrantuoni al topic riflessioni
La tragica uccisione di una psichiatra di quel servizio per mano di un uomo, di cui si sa soltanto che aveva avuto problemi di tossicodipendenza e alcolismo e che era stato in quel servizio una sola volta prima di allora :La droga, , copre un disturbo mentale (succede nel 50 per cento dei casi) e chi ha un disturbo mentale ha il diritto di essere curato ma non di diventare un assassino. E siccome non sempre il disturbo mentale è legato alla pericolosità, ma alcuni disturbi mentali hanno proprio come sintomo quello “di poter nuocere agli altri”, ad esempio chi delira interpreta male la realtà e interpretando male la realtà può uccidere, allora occorre finalmente “riportare la pericolosità nel concetto di malattia mentale” correggendo la legge 180 che trent’anni fa ha inopinatamente dissociato i due concetti. Occorre farlo perché solo così è possibile proteggere gli operatori e anche i malati da se stessi. Non si tratta di riaprire i manicomi, questo no, nessuno lo vuole, ma occorre costruire piccole strutture dove effettuare trattamenti prolungati alle persone che resistono al trattamento, visto che ora non ve ne sono e nei Servizi Psichiatrici di diagnosi e cura le persone stanno in media 12-13 giorni, un tempo in cui di certo non è possibile curare. I Centri di salute mentale, poi, non sono altro che ambulatori, “come gli ambulatori privati”, dove certo gli operatori non possono essere protetti. E allora hanno paura come ha paura un malato affetto da fobia. Ma di tutto questo nessuno si occupa, come sta avvenendo per la chiusura degli Opg che è stata prorogata perché a nessuno interessano questi problemi se non quando succedono cose come queste. Ora non si devono riaprire discussioni o istituire commissioni ( pare questa l’intenzione del Ministro Lorenzin insieme al Ministero dell’Interno, sic!) ma occorre far fronte all’emergenza attraverso azioni concrete, costruendo finalmente strutture che aiutino i pazienti a non essere pericolosi.

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