Consiglia questo sito su Facebook:

QUESTO SPAZIO BANNER E' IN VENDITA. PER INFO CONTATTARE MASTER@FUTURIMEDICI.COM

Morire di parto, una violazione dei diritti umani

  • Autore della discussione
  • Visitatori
  • Visitatori
14 Anni 9 Mesi fa #160087 da
Morire di parto, una violazione dei diritti umani



ONU. Cosa prevede e come rendere effettiva la Risoluzione delle Nazioni unite che equipara la mortalità e le malattie evitabili della maternità, MMM, ad altrettante gravi violazioni dei diritti umani delle donne.



Il 17 giugno 2009, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione nella quale viene riconosciuto che la mortalità e le malattie evitabili della maternità (MMM) costituiscono grave attentato ai diritti umani delle donne.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce “morte materna” il decesso di una donna durante la gravidanza, o in un lasso di tempo di 42 giorni dopo la fecondazione, dovunque avvenga, per una causa qualunque determinata dalla gravidanza, o malattie determinate da essa, che non siano accidentali o fortuite.(1)
Ogni giorno, sono più di 1500 le donne e le giovani donne che muoiono per complicazioni associate alla gravidanza ed al parto, con una stima totale di circa 550mila decessi ogni anno. Il 99 per cento di questi decessi riguarda i Paesi in via di sviluppo, dove spesso le donne non sono in grado di decidere se, quando e con chi sposarsi (3), dove possono essere forzate a sposarsi troppo giovani ed ad avere figli troppo presto e troppi.
Tutti questi fattori, coniugati alla mancanza di accesso ai metodi della pianificazione familiare di base, necessaria per poter ritardare e controllare le gravidanze, agli aborti medicalizzati, e a cure ostetriche d’urgenza, aggravano il numero delle morti e i problemi di salute delle donne.

Intervista a Ximena Andiòn Ibanëz, direttrice per le questioni internazionali del Centro per i Diritti Riproduttivi di New York, una delle principali sostenitrici della Risoluzione delle Nazioni Unite.

Masum Momaya. Diciamo innanzitutto che, nonostante la realizzazione di numerose campagne, pochi risultati sono stati raggiunti negli ultimi venti anni sul fronte della riduzione della mortalità e delle forme morbose nella maternità, MMM. Come lo spiega?
Ximena Andiòn Ibanëz. Da una parte, i governi non hanno messo l’accento sulla riduzione della mortalità materna nei loro programmi di salute pubblica, e constatiamo una mancanza di volontà politica che si riflette tanto nelle poche risorse umane e finanziarie messe a disposizione, quanto nei meccanismi di seguito e di responsabilizzazione per affrontare il problema. Dall’altra parte, i programmi e le politiche messi in atto dai governi per combattere le MMM sono essenzialmente centrati su aspetti medici, mentre tutti sappiamo che un approccio essenzialmente medico è inefficace. La MMM è associata ad una serie di fattori culturali e socio economici come l’ineguaglianza e la violenza sulle donne che bisogna affrontare per poterla combattere efficacemente.
Il gruppo che lavora in seno al Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni unite sottolinea che, nonostante l’esistenza di documenti sottoscritti consensualmente dagli stati membri (per esempio il Programma d’Azione di Pechino) sulla necessità di raddoppiare gli sforzi per promuovere la salute ed i diritti delle donne e delle ragazze, sono stati necessari due decenni “perché il principale organo politico dei diritti umani dell’ONU adottasse questa importante decisione.”. Perché si è atteso tanto?
Molti considerano ancora la MMM come una “ disgraziata realtà”, o nel migliore dei casi come un semplice “problema di sviluppo” e non come una questione di diritti umani. Di conseguenza, gli Stati membri del Consiglio hanno adottato una certa prudenza nell’affermare che le donne hanno “diritto” di sopravvivere alla gravidanza ed al parto.

M.M. Quanto diventa dunque importante riconoscere questa situazione come una questione urgente di diritti umani?
X.A.I. Questo riconoscimento è importante per molte ragioni. Innanzitutto, proprio in sé: lla mortalità e le malattie evitabili nella maternità sono considerate violazioni gravi dei diritti umani delle donne alla vita, alla salute, all’uguaglianza, alla non discriminazione, alla stregua delle torture e delle sparizioni. I governi sono dunque obbligati ad adottare misure efficaci per venirne a capo.

M.M. Il testo della Risoluzione sottolinea che un approccio basato sui diritti umani per ridurre la MMM è più efficace e durevole. Che significa, e cosa implica?
X.A.I. Adottando un approccio basato sui diritti umani, i decisori ed i responsabili delle politiche non devono concentrarsi soltanto sull’aspetto medico, ma anche sui fattori sociali ed economici legati all’ineguaglianza tra i due generi. Questo approccio permette contemporaneamente di mettere l’accento sui risultati e sul processo, cosa che presuppone l’orientamento delle misure verso l’ineguaglianza tra i sessi, il benessere delle donne, ed il loro riconoscimento come soggetto di diritti.
Le donne partecipano alla concezione, alla messa in atto ed alla valutazione dei programmi e delle politiche, cosa che consente loro una rappresentazione e un’appropriazione più corretta.
Un approccio basato sui diritti umani permette anche di accordare un’attenzione speciale ai gruppi di donne più marginalizzati, e di conoscere le forme multiple di discriminazione di cui sino vittime nell’accesso ai servizi sanitari, per vigilare sulla prestazione effettiva e a basso costo di questi servizi, adattandoli dal punto di vista culturale.
Infine, questo approccio garantisce l’esistenza di meccanismi di seguito e di responsabilizzazione grazie ai quali i governi e gli agenti implicati potranno essere considerati responsabili se incapaci di garantire i diritti umani delle donne a sopravvivere alla gravidanza ed al parto.

M.M. Quale tipo di servizi specifici garantisce la Risoluzione?
X.A.I. In generale, è essenziale garantire l’accesso a cure ostetriche d’urgenza di qualità, ad un personale competente al momento del parto, ad informazioni e consigli in materia di salute sessuale e riproduttiva, a servizi di pianificazione familiare, compreso un vasto ventaglio di metodi contraccettivi, e l’accesso all’aborto medicalizzato.
È ugualmente importante migliorare l’accesso a fattori secondari che pesano sulla salute, come l’acqua, la nutrizione, l’educazione.
Le questioni dell’aborto medicalizzato, della contraccezione e della pianificazione familiare non sono menzionate in maniera specifica nel documento adottato dal Consiglio dei Diritti Umani.
I riferimenti alle diverse dichiarazioni governative esistenti possono implicare che gli Stati abbiano il dovere di assicurare l’accesso a questi servizi, almeno dove l’aborto è legale?
La Risoluzione chiede di combattere TUTTE le cause evitabili di mortalità materna, e come sappiamo l’aborto non medicalizzato costituisce certamente una di queste cause; è evidente che gli Stati dovranno adottare misure volte a prevenire le MMM derivanti da questi tipo di aborto. Per arrivarci, i governi possono garantire l’accesso all’aborto medicalizzato là dove esso è già legale, o rivedere la loro legislazione in modo di autorizzarlo dove non lo è, almeno in determinate circostanze.

M.M. Che peso avrà questa Risoluzione per le organizzazioni che sono al servizio delle donne? Toccherà alle ong della società civile vigilare affinché i governi rispettino gli impegni presi? Cosa può suggerire loro?
X.A.I. In primo luogo, questa Risoluzione può essere utilizzata come base per suscitare un dialogo comune tra autorità, responsabili delle politiche, gestori dei servizi sanitari e comunità locali. La considero un potente strumento di richiesta, e se le organizzazioni della società civile se ne serviranno per chiedere ai loro governi di adottare azioni concrete per migliorare la condizione della salute delle donne in maternità, può diventare un reale strumento di cambiamento.
La prima cosa da fare è sapere se i loro governi hanno sottoscritto la Risoluzione o no ( vedi la nota in calce, ndt); se l’hanno fatto bene, se non l’hanno fatto bisogna sollecitarli. Le ong possono chiedere ai ministri della salute quali misure concrete vogliono intraprendere per applicare la Risoluzione, per esempio quanto denaro sarà destinato ai servizi sanitari per la maternità o come sarà garantita la partecipazione della comunità nell’elaborazione dei programmi e delle politiche per combattere la MMM.


Nota) Stati che hanno sottoscritto la Risoluzione ONU del 17 giugno 2009 sul riconoscimento delle MMM ad una grave violazione dei diritti umani delle donne.
Australia, Austria, Belgio,Bolivia, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Colombia, Congo, Croazia, Cipro, Danimarca, Equatore, Estonia, Stati uniti d’America, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Guatemala, Honduras, Irlanda, Israele, Italia, Lietchtenstein, Lituania, Lussemburgo, Maldive, Mali, Malta, Messico, Monaco, Nepal, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Paesi Bassi, Peru,Polonia, Portogallo, Repubblica Dominicana, Repubblica Ceca, Regno Unito, Romania, Rwanda, Slovenia, Spagna, Sri Lanka, Svezia, Svizzera, Tailandia, Turchia, Ucraina.

da women.articolo21.com
300
 

Si prega Accedi o Crea un account a partecipare alla conversazione.

Tempo creazione pagina: 0.592 secondi
Powered by Forum Kunena
EU e-Privacy Directive
Cookie Policy