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meritocrazia: esiste davvero?

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15 Anni 9 Mesi fa #146964 da
meritocrazia: esiste davvero? è stato creato da
Quante volte vi è capitato di sentire parlare della facoltà di Medicina come un corso di laurea serio per poi essere smentiti? Avete mai assistito a esami in cui, per puro o caso o per routine, anche gli studenti impreparati tornavano a casa con voti alti o altissimi?C\'è da chiedersi: gli studenti sono veramente premiati per ciò che studiano e che sanno, oppure le cose spesso sono lasciate al caso? Non so fino a che punto sia giusto essere indulgenti verso chi si presenta a un esame senza aver mai letto metà programma, ma penso che se un metodo di giudizio esiste, questo deve essere più oggettivo e più serio possibile. O meglio, un professore dovrebbe essere in grado di valutare il più oggettivamente possibile le conoscenze e le capacità di uno studente, premiando chi sa, e mandando a casa o dando voti bassi a chi non sa. Sembra una cosa banale, ma molte volte ho come l\'impressione che il caso prenda sopravvento su tutto. Voi cosa ne pensate? ;)

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15 Anni 9 Mesi fa #146977 da Camillo

Quante volte vi è capitato di sentire parlare della facoltà di Medicina come un corso di laurea serio

da noi a Ct mai, non si potrebbe dire una cosa del genere! :dry: di Milano effettivamente non se ne sente parlare molto male!

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15 Anni 9 Mesi fa #146978 da
Risposta da al topic Re:meritocrazia: esiste davvero?
Anche se sono pochi mesi che frequento l\'università non ho assistito ad episodi particolarmente \"ingiusti\". Di sicuro c\'è chi ha avuto la fortuna di paralre dell\'argomento che sapeva meglio o il professore stesso, vuoi per l\'orario, vuoi per le solite domande, va a chiedere un particolarerispetto all\'argomento generale.Mi illudo e spero che con i meriti e il saper fare si possa andare avanti. Io sarei sempre per un esame scritto e non orale, che in qualche modo condiziona l\'alunno e il professore e se si potesse anche prove a livello nazionale in modo da non avere troppe differenze di insegnamenti e di programmi svolti. I raccomandati ci sono e ci saranno sempre, ma se uno vale non penso che possa essere escluso.

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15 Anni 9 Mesi fa #146990 da Morfeo
dovrebbero fare un bel corso di italiano al primo anno,altro che inglese (e parlo anche di me,incomincio a dimenticare la grammatica!!!!)...Comunque la meritocrazia esiste,negli anni di università non ho visto cose scandalose,anzi ho avuto professori particolarmente giusti,soprattutto durante gli ultimi anni di corso.Ho vissuto un esame di specialità pulito e corretto,con esaminatori severi come è giusto che sia.Le raccomandazioni esisteranno,ma ho visto anche i cosidetti \"immanicati\",non passare il test nella propria scuola,e esterni provenienti da altre regioni assicurarsi il posto in specialità.Il faut cultiver notre jardin e penso che rimboccandosi le maniche una persona riesca a superare qualsiasi ostacolo.All\'inizio i professori delle precliniche possono sembrare ingiusti e \"bastardi\",ma lo fanno per scremare il numero,non per altro.A loro non viene in tasca nulla di far andare avanti uno piuttosto che un\'altro e chi si scoraggia di fronte al loro muro viene automaticamente messo da parte.Sembra un pò la legge della jungla,ma è così...

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15 Anni 9 Mesi fa #146996 da Faro49
Sarebbe auspicabile che esistesse la meritocrazia .Non so però se sia sempre attualizzabile e attualizzata date le regole e i codici non scritti con cui spesso molte volte viene fatto funzionare il sistema. Non si può fare però di tutta un’ erba un fascio facendo gli ingenui e dicendo che raccomandazioni, scorciatoie e colpi di fortuna non esistano, né facendo i dissacratori disfattisti e sostenendo che il marcio è ovunque. Credo purtroppo che sia difficile sradicare la corruttibilità ,perché per chi vive nella dimensione del baratto illecito, sapere che esistono elementi deboli corruttibili significa avere la garanzia di mantenere le redini di certe attività solo nelle mani di pochi, in modo da indirizzare qualunque esercizio non più verso il fine per cui è stato progettato, ma verso lo scopo di chi lo padroneggia per ricavarci il suo profitto.Che le raccomandazioni negli esami, nei concorsi, nei posti di lavoro esistano, ormai non è cosa nuova, ma c’è sicuramente anche tanta gente che continua a voler correre sulle proprie gambe, facendo forza sulle proprie capacità e resistendo alla frustrazione e alla rabbia dell’ ingiustizia di chi arriva senza alcun merito o qualifica particolare. In ambito di esami universitari, la vedo un po’ difficile la proposta di elaborare un metodo esaustivo, sicuro e infallibile per scoprire se lo studente abbia veramente studiato tutto il programma, se abbia spulciato tutte le didascalie e i numeri di pagina o se abbia furbescamente sfidato la sorte, arrangiando le sue risorse per superare l’esame anche con la metà del programma svolto. Per forza di cose, il momento dell’ esame è fatto di tempi, ritmi e scadenze che non ti permettono di sviscerare tutto lo scibile di quella materia, se si tratta di un orale, non credo che si possa in 40 minuti, per di più con 70 o 80 studenti per appello, spulciare tutti i meandri reconditi della disciplina, così come non credo molto che da una esaminazione formulata in formato di test, possa emergere tutta la perizia e lo studio di mesi, considerando che la possibilità di una crocetta su risposte multiple, si presta ancora di più al colpo di fortuna. Per come la vedo io, l’esame universitario è un po’ una performance di una manciata di minuti, in cui allo studente spetta saper miscelare bene conoscenze, studio meticoloso,intelligenza ma anche capacità di arrangiarsi e di improvvisare. Purtroppo non ci si può ingenuamente convincere che l’esame si supera solo con lo studio matto e disperato, ci sono tanti casi in cui l’esame viene superato anche con un quantitativo di nozioni non enciclopediche .Questo perché vi rientrano tanti fattori, tanti parametri, insomma non ci sei solo tu e quello che hai studiato, spesso ci rientra anche la capacità di far fruttare bene quello che si è appreso, la modalità con cui si viene esaminati, la correttezza dell’esaminatore, la capacità di saper far fronte al fuori programma ragionando con quello che si ha in mano,saper stare a galla anche esulando dalla classica domandina standard con risposta retorica, dalla capacità di saper e poter sostenere uno colloquio più clinico- realistico e meno teorico-accademico …… a volte , infine, anche se brutto a dirsi,hanno il loro peso anche variabili un po’ più aleatorie quali suscettibilità dell’esaminatore verso nomi e cognomi illustri, umore della mattina ….Non siamo vittime dell’ università, facciamo solo parte di un ingranaggio in cui da bilanciare ci sono diversi fattori e spesso il risultato non è un numero pieno, ma una media ponderata di tutte queste variabili.Quello che è essenziale secondo me per affrontare tutto il corso di studi, è capire che non si studia solo per il voto, si studia per fare proprio un certo bagaglio, per avere quelle sicurezze e quegli strumenti che servono per partire con un po’ più di slancio quando comincia il lavoro in trincea. Poi gran parte è l’esperienza che finisce di completare l’opera, non il voto con cui ho avuto la mia soddisfazione all’esame.Certo per i concorsi contano i voti, per le graduatorie sono questi punteggi che fanno al differenza, ma per fare il buon medico serve conoscere la propria specialità,l\'aggiornamento instancabile e continuo,la clinica , diagnosi , terapia e tanta esperienza.Non sono mai stata una persona che si danna l’anima per il voto, sono estremamente pignola e perfezionista, ma per la preparazione ,non per il voto. Il mio sforzo non è di essere meglio di chi è prima o dopo di me all’esame, il mio sforzo è quello di fare il meglio di ciò che posso fare. Ormai il mio atteggiamento è questo, studiare al meglio e il più possibile con tutto il materiale che riesco a trovare, sostenere l’esame con la consapevolezza che la vita non è un’equazione matematica e poi andare avanti senza preoccuparmi di chi scende a compromessi per non faticare.

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15 Anni 9 Mesi fa #147003 da
Risposta da al topic Re:meritocrazia: esiste davvero?
Anch\'io penso che la vera soddisfazione, il vero traguardo non sia il voto, anche se certamente il voto conta, esiste, c\'è, perciò è giusto che venga usato come stumento oggettivo di valutazione. Ciò che intendo dire è che mi è capitato molte volte vedere annullata la sacrosanta legge della jungla di cui parlava Morfeo. Altro che professori \"bastardi\" (certo, esistono, ma fino ad ora mi è capitato di vederne pochi, per fortuna, ma anche purtroppo in un certo senso), altro che muri da superare: ciò che vedo io è un bel groviglio di mediocrità nelle cose basilari da sapere, tanto qualunquismo e atteggiamenti ridicoli da parte di alcuni professori che, forse stufi di fare il proprio lavoro, forse poco ferrati nella loro materia, o forse anche disinteressati nel dare giudizi oggettivi, non riescono nemmeno a capire che l\'alunno che stanno interrogando si sta inventando al momento la risposta da dare. Per fortuna non esistono solo professori così, ma certo fa rabbia vedere che quasi tutti gli studenti, indistintamente, presenti il giorno dell\'appello vanno a casa con il loro bel 30 sul libretto. Non importa se uno è realmente preparato e fa un buon esame, o se invece sta inventando la risposta davanti al professore che intanto guarda il soffitto: per la legge della jungla siamo tutti uguali.

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