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"Vecchiaia", dubbi, e libera professione

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3 Anni 4 Mesi fa - 3 Anni 4 Mesi fa #209470 da fsen
Salve a tutti, sono un già laureato non più giovanissimo (ad aprile son 28, mi fa stranissimo a pensarci). Chiedo scusa per il "papiello", come diciamo a Napoli, ma voglio parlarvi di me, un pò per sfogo, un pò per follia, un pò per sapere cosa ne pensa chi ci sta già dentro. Senza dubbio ciò che scriverò sarà ricolmo della frustrazione che mi pervade, ma a maggior ragione, una visione oggettiva da degli sconosciuti potrebbe essere molto più realistica della mia o di chi mi è vicino.

Possiedo una laurea magistrale in Chimica Industriale, spec. Polimeri, da giugno 2019, con 110, e persino tesi pubblicata su riviste internazionali. Il problema è che ora, inserendomi in quello che dovrebbe essere il mondo lavorativo, è uno schifo. Non mi spaventano le difficoltà, ma le difficoltà affrontate senza un corrispondente premio. Da giovane scelsi Chimica perchè volevo fare il ricercatore. Una via che in Italia porta a precariato sottopagato (se ti va bene), al nulla nella maggior parte dei casi. Estero? Le posizioni buone, PhD europei, svizzera e cose cosi, sono ultracompetitive,.Ci sto provando, ma non è semplice. E comunque dopo 3 o 4 anni, continui a non avere garanzie. In Italia, saresti il più delle volte solo un vecchio neolaureato.

Lavoro? Classica storia del giovane "con esperienza". O vieni scartato perchè sei del Sud, e loro ti vogliono in zone limitrofe. O peggio, stagino a 600 euro senza prospettive di rinnovo.
Rimangono i concorsi pubblici, ma chiaramente, il rapporto candidati/posizioni è sempre almeno 50 o 100 a 1.
So bene che questo 2020 non sia stato un anno facile per chi lavora già, figurarsi per chi cerca di inserirsi. So bene che non è un campione valido, ma ha portato a farmi diverse domande, su ciò che avevo iniziato per inseguire il sogno dello scienziato, ma per il quale non sono disposto sinceramente a dormire sotto un ponte. Magari ora a 28 anni si, ma di certo non a 40. E siccome la materia mi piaceva, ho continuato per inerzia, senza chiedermi davvero la fattibilità dei miei sogni. Un enorme, madornale errore. Il chimico in realtà non è una professione che ha troppi problemi di occupazione, è difficile l'inizio, come per tutti. Ma ecco, diciamo che molti miei colleghi altro non sono che "supertecnici", e magari fanno gli analisti, o i capiturno. Senza screditare nessuno, perchè ognuno di questi lavori ha una sua dignità, ma io non ho fatto chimica per questo. Potrei raccontarvi diverse storie simpatiche dei colloqui e non, altre meno, ma per ora soprassediamo.

Così, un pò per gioco, un pò per follia, un pò per frustrazione. un pò perchè fidanzato con una ragazza iscritta a medicina, comincio a ripensare a quando a 18 anni scartai medicina, che pur mi piaceva, perchè troppo lunga. Ignorando dettagli quale che la specializzazione (la seconda parte del percorso) fosse già pagata, e quindi permettesse un minimo di indipendenza. Che, non giriamoci attorno, conta eccome. E con uno stipendio, sebbene con tutte le responsabilità e la vita di m***a degli specializzandi, superiore a qualsiasi entry level, e in molti casi, anche middle level di tante professioni.
Così, vi espongo ciò che penso ora essere il piano 2021: quello di continuare a cercare con la mia attuale laurea per i prossimi mesi, che quella non me la toglie nessuno, su tutti i livelli (PhD estero, lavoro vero, concorsi vari, libera professione), e in caso negativo, in estate, riflettere se fare il test o meno. Magari continuare a cercare anche durante un primo anno. (Che poi, se mi abbonano gli esami, posso teoricamente laurearmi in meno di 6 anni o no?)

Provo anche per gioco qualche test, e capite bene che Chimica e Fisica, senza falsa modestia, siano roba da bambini, e con un punteggio medio di 70 alle simulazioni senza aprire un libro, il test non dovrebbe essere un grosso problema. E poi, credo, 2 o 3 esami sempre me li convalidano, tra quelli scientifici di base.
So bene che il corso non è difficile, la ragazza non fa che ripetermelo, ma so anche che sono un buono studente, e di certo, con l'orgoglio a pezzi come l'ho ora, studierei anche 50 ore al giorno per recuperare il tempo perso. E magari altre 10 cercherei, durante la laurea, quantomeno di pagarmi le spese, lavoricchiare con la laurea che già ho, con le ripetizioni, supplenze a scuola, almeno finchè non iniziano i tirocini. E magari mettere in cantiere indipendenza e famiglia, dopo l'entrata in specialistica.


Ora, la domanda che vi pongo è la seguente. So di potercela fare, se mi impegno sul serio. So anche che i miei, sebbene il pensiero mi ripugni profondamente, mi darebbero una mano in questi sei anni. So anche che la ragazza, sebbene profondamente contraria a questa mia idea, lo accetterebbe.
Ora, ove mi vedessi medico, la mia ambizione, come quella di molti immagino, è la libera professione. Senza dubbio, alla veneranda età (nel migliore dei casi) di 34 anni, opterei per specialtà molto ambulatoriali, e sicuramente non chirurgiche. Forse perchè influenzato da mio padre libero professionista (commercialista), mi piacerebbe molto lavorare di studio. Sono molto attratto, ad esempio, da derma, oculista, o endrocrinologia. Forse anche MMG. Ciò che voglio chiedervi, e che non ho trovato in altri post del sito, è:


Come funziona il post-specialità? Si trova lavoro nel pubblico e nel privato con queste specialità?
Reputate fattibile entrare nella libera professione, senza esperienza pregressa che non sia la specializzazione, e senza santi in paradiso, attorno ai 40 anni? Secondo voi, sarebbe possibile crearsi un proprio giro di pazienti in queste condizioni? O è meglio lasciar perdere da subito, perchè mi troverei troppo indietro?

Una ultima precisazione. Anche se parlo tanto di prospettive professionali, è solo perchè la frustrazione mi ha reso molto pragmatico, forse troppo. La medicina mi piace, mi appassiona. Ecco, sicuramente non ho la vocazione del missionario, o ho sentito la "Sacra Chiamata", ma non sono nemmeno un mercenario. Vorrei solo praticare, pur sapendo di doverne ingoiare di rospi ovunque, dovunque e comunque, una professione che mi soddisfi e mi riconosca impegno e dignità. E credetemi, in Italia, nel 2020, questo non è affatto scontato.
Ultima Modifica 3 Anni 4 Mesi fa da fsen.

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1 Anno 5 Mesi fa #209953 da am-med
Ciao, non so se in questo anno in cui nessuno ti ha risposto hai già preso la decisione di intraprendere medicina.
Sappi che io non voglio assolutamente giudicarti, ma solo farti riflettere su alcune cose, sempre se non lo hai già fatto.
Io ho iniziato medicina a 23 anni, dopo una triennale in ambito sanitario che non ho amato perchè ho sempre avuto il pensiero di medicina. Le motivazioni che portano ad intraprendere questo percorso possono essere diversissime tra loro e nessuna è "più giusta" di un'altra. Non vedo la figura del medico simile a quella del prete, per cui non necessariamente una persona deve voler fare medicina per motivi etici, morali o addirittura di vocazione, però io credo che una spinta di qualche tipo serva, non tanto per iniziare questo percorso, ma per finirlo.
Io credo sia necessaria una curiosità verso l'ambito medico, non necessariamente connesso al fonendoscopio o al bisturi, per questo non me la sentirei di consigliarti di fare questo percorso come mezzo per ottenere una buona posizione lavorativa. In medicina sono necessarie diverse qualità e attitudini che non sono essenziali in altri lavori, come la capacità di ascolto, l'empatia, la curiosità verso la scienza medica e la pratica medica stessa.
In sostanza, non dovresti voler fare medicina, ma diventare un MEDICO.

<<Ora, la domanda che vi pongo è la seguente. So di potercela fare, se mi impegno sul serio. So anche che i miei, sebbene il pensiero mi ripugni profondamente, mi darebbero una mano in questi sei anni. So anche che la ragazza, sebbene profondamente contraria a questa mia idea, lo accetterebbe.>>
Ti assicuro che tutti possono potenzialmente farcela a medicina, e l'età in realtà non sarebbe un problema, te lo assicuro. Ci sono persone che iniziano anche passati i 30 anni.

<<Ora, ove mi vedessi medico, la mia ambizione, come quella di molti immagino, è la libera professione. Senza dubbio, alla veneranda età (nel migliore dei casi) di 34 anni, opterei per specialtà molto ambulatoriali, e sicuramente non chirurgiche. Forse perchè influenzato da mio padre libero professionista (commercialista), mi piacerebbe molto lavorare di studio. Sono molto attratto, ad esempio, da derma, oculista, o endrocrinologia.>>
Quello che mi lascia perplessa è questo che hai scritto. Se in tutti questi anni non hai mai pensato di voler fare medicina per puro e semplice interesse personale, nonostante la frequenti la tua ragazza, sei sicuro che non potresti percorrere altre strade? Per esempio, scrivi che tuo padre è commercialista. Mi sembra un'ottima strada da percorrere: il percorso sarebbe più breve, anche compatibile con un lavoro portato avanti durante gli studi, e avresti lo studio di tuo padre già avviato e potresti affiancarlo. Ci hai mai pensato?

<<Una ultima precisazione. Anche se parlo tanto di prospettive professionali, è solo perchè la frustrazione mi ha reso molto pragmatico, forse troppo. La medicina mi piace, mi appassiona. Ecco, sicuramente non ho la vocazione del missionario, o ho sentito la "Sacra Chiamata", ma non sono nemmeno un mercenario. >>
Non dico che non voglio crederti, ma se davvero ti ha sempre appassionato, come mai non hai avuto dubbi mentre studiavi chimica? Conosco persone che l'avevano accantonata per le tue stesse paure ma poi se ne sono pentiti presto e l'hanno ripresa.
Riflettici bene.

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